IAD, Impresa Alimentare Domestica: Quello che c’è da sapere per aprire un’impresa nella cucina di casa

Quante volte vi siete sentite dire: “Che ottimo dolce!!”, “Hai le mani d’oro!! In cucina”, “Perché non lo vendi?”

 

Naturalmente ci fate un pensierino.
Però, vi fermate immediatamente perchè dovreste aprire una vera impresa artigiana, senza avere specifiche competenze, acquistare macchinari professionali, trovare locali adeguati, pagare affitti molto alti, combattere la concorrenza della grande distribuzione e degli artigiani già professionisti affermati, impelagarsi in una burocrazia fumosa e sfuggente, poco chiara e contraddittoria ma, sopratutto, investire cifre molto considerevoli che nella stragrande maggioranza non si hanno a disposizione e che nessun istituto di credito vi concederebbe, perchè non avete le competenze adeguate, ma siete solo delle brave casalinghe in cucina.

Invece già dal 2004 avete una possibilità per riuscire a coronare i vostri sogni di piccoli imprenditori, senza dover affrontare costi eccessivi e soprattutto sfruttando il vostro ambiente domestico e la vostra cucina. Senza particolari oneri ed eccessivi costi di avvio e di gestione.

Aprire una IAD, una Impresa Alimentare Domestica.

Infatti, già dal 2004, la Comunità Europea permette la produzione e commercializzazione degli alimenti prodotti nella cucina di casa.

Qui potete trovare il relativo regolamento Europeo:
http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2004:139:0001:0054:it:PDF

Purtroppo come di solito accade in Italia, questo genere di opportunità passano in sordina e non vengono pubblicizzate; ne dalle istituzioni e nemmeno dalla stampa ufficiale.
Notizie relative al lavoro che potrebbero rappresentare opportunità di un nuovo impiego e permettere a persone intraprendenti di poter crearsi un nuova occupazione. Soprattutto in questo momento di estrema crisi.

Attualmente in Italia sono circa 40 le persone che hanno usufruito di questa possibilità e con il coraggio dei pionieri, hanno avviato la loro produzione domestica di alimenti destinati alla vendita.

Stiamo parlando delle IAD, Imprese Alimentari Domestiche, vere e proprie imprese a tutti gli effetti, che producono generi alimentari nelle cucine di casa e che possono vendere i prodotti attraverso vari canali come mercati, commercio on line, stand fieristici in centri commerciali.
I destinatari e potenziali acquirenti possono essere privati negozi, bar, ristoranti.

Le uniche limitazioni sono il divieto di esporre il cibo nelle vetrine oppure la sua somministrazione diretta.

Come detto il nostro paese ha scoperto questa nuova opportunità con ben 10 anni di ritardo, quando nel 2014 ha visto la luce la prima IAD.
Da quella data però, come già accennato, sono nate circa 40 nuove micro imprese domestiche, portando l’Italia tra i primi posti tra i paesi europei per questo genere di aziende.

La maggior parte di questi nuovi micro imprenditori, sono composti da mamme o donne, molte volte con figli piccoli, con una età media compresa tra i 30 ed i 45 anni e con una attività produttiva molto variegata, che va dalle torte dolci a quelle salate, dalla produzione di confetture, passando per alimenti lievitati come il pane e biscotti.

Tutti realizzati nelle quattro mura domestiche.

Una delle pioniere di questa nuova attività è Patrizia Polito che è stata tra le prime ad aprire la sua attività: MammaFornaia.
La sua pagina facebook è raggiungibile a questo Indirizzo: https://www.facebook.com/mammafornaia/ e nel 2016 ha avviato anche la creazione di una associazione per guidare e consigliare tutti coloro che vogliono avvicinarsi alle Imprese Alimentati Domestiche.

La sua è una storia molto semplice, nata per caso grazie alla sua passione per il buon cibo, infatti quando scoprì che il pane commerciale, solitamente è fatto con farine di scarsa qualità, iniziò a produrlo in casa per il consumo familiare iniziando a ricercare ed usare farine di qualità, molte volte acquistate direttamente in piccoli mulini artigianali, trovati grazie alla riscoperta del territorio e dei sapori genuini.
Grazie al marito, che per lavoro era stato in America, scoprì che attività del genere, negli USA, erano molto frequenti e per curiosità iniziò a fare ricerche su Internet, fino al giorno in cui si ritrovò davanti questo documento: http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2004:139:0001:0054:it:PDF , cioè la regolamentazione europea che permetteva anche nei paesi membri di poter aprire attività del genere.
Nell’agosto del 2015, parte la sua impresa alimentare domestica: MammaFornaia.

Gestire una Impresa Alimentare Domestica non è certo però, da prendere sottogamba, infatti si tratta di una vera e propria azienda.

L’apertura di una IAD infatti ha vantaggi ma anche svantaggi.

Tra i vantaggi c’è la possibilità di poter gestire i figli, il proprio tempo e soprattutto non si deve rendere conto a nessuno del proprio operato e dei propri ritmi lavorativi e c’è il vantaggio di abbattere tutti i costi relativi ad affitti di locali e spese di gestione.
Tra gli svantaggi c’è la mancanza della certezza di uno stipendio fisso perchè i guadagni sono dettati dalle capacità di marketing e dipromozione dei prodotti che si vendono.
Altra cosa molto particolare da considerare è l’assuefazione dei palati e dei gusti dei consumatori ai prodotti industriali standard, che hanno un sapore che è molto diverso da quelli invece realizzati in una cucina domestica.
Quest’ultimo infatti è un problema riscontrato anche da molti artigiani che stanno ritornando ad una produzione dei loro prodotti a maggiore misura d’uomo. Fortunatamente sempre più consumatori stanno però ritornando a gusti meno industriali e più casalinghi, anche per quanto riguarda il prezzo di acquisto che per la qualità delle materie prime utilizzate, è sicuramente maggiore di quelli industriali.

Per quanto riguarda i costi per aprire una Impresa Alimentare Domestica,

occorre un investimento che a seconda dei casi oscilla tra i 4 ed i 10 mila euro.
La voce che più incide su questa cifra sono i lavori che bisogna effettuare in casa per ottemperare alle regole previste.

Infatti gli alimenti destinati al consumo familiare devono essere divisi da quelli destinati alla vendita e quindi bisogna essere provvisti di due frigoriferi; i locali devono essere piastrellati, oppure realizzati con pittura lavabile; e il più delle volte ci si deve dotare di attrezzature professionali o semi professionali, per garantire una adeguata produzione e qualità degli alimenti commercializzati.
Questo aspetto però, sopratutto in fase di avvio, non è ne obbligatorio ne determinante.

Ci sono poi i costi di gestione di quella che è a tutti gli effetti un’ impresa.
Come ad esempio il pagamento dei contributi previdenziali che si aggirano intorno a 3 mila euro annui che sono da pagare indipendentemente dall’andamento dell’azienda.

A livello normativo, in Italia, ancora non esiste una legge nazionale
e si fa riferimento a quella europea.
Questa mancanta regolamentazione crea alcuni problemi, soprattutto in fase di registrazione dove non esistendo i codici identificativi per attività del genere, si viene registrati come artigiani, e molte volte la situazione e le procedure di registrazione cambiano da regione a regione.
Unica mosca bianca è la regione Piemonte, che si è posta il problema ed ha iniziato a stilare delle linee guida per regolamentare il settore. Ad esempio ha disposto che per l’apertura di una impresa alimentare domestica, si deve essere in possesso di una doppia cucina.  Inoltre gli ambienti destinati alla produzione dovranno passare l’ispezione delle ASL.

Unica cosa certa e che sono ben regolamentate nel nostro paese, sono le procedure igieniche da seguire per la tutela del consumatore; come l’obbligo di etichettatura; della tracciatura delle materie prime usate e del confezionamento degli alimenti prodotti.

Vediamo ora quali sono le fasi da seguire per aprire una IAD

Prima cosa è quella di dotarsi di un HACCP, fare domanda al SUAP (Sportello Unico Attività Produttive), presentare la SCIA(Segnalazione Certificata di Inizio Attività), fare i dovuti lavori di adeguamento in casa, iscriversi alla CCIAA (Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura) e naturalmente pagare le varie tasse comunali e statali. In teoria tutto l’iter amministrativo ed organizzativo si dovrebbe esaurire in pochi mesi.

Anche se a prima vista l’apertura di un attività del genere possa risultare semplice; la situazione fumosa a livello normativo;  la mancanza di informazioni riguardanti le esatte procedure da seguire; e una deficitaria conoscenza anche da parte di esperti del settore come commercialisti e consulenti, tende a scoraggiare coloro che vorrebbero provare a cimentarsi in questa avventura.
Sono quindi nate delle associazioni specifiche che aiutano e consigliano gli aspiranti micro imprenditori per riuscire a realizzare il loro progetto, offrendo ai propri soci consulenze specifiche e servizi per l’apertura di una IAD.

Una delle più importanti in Italia è l’associazione Cucina Nostra che segue passo passo i propri soci, offrendo consulenze edinformazioni gratuite tramite uno sportello informativo virtuale, avvalendosi di Skype.

Cucina Nostra si avvale di veri professionisti del settore, preparati nella creazione e gestione di una micro impresa familiare, fornendo  tutte le informazioni necessarie anche per garantire un prodotto finale di buona qualità, sicuro per il consumatore finale e dà consigli professionali, anche per creare canali di commercializzazione e strategie di marketing vincenti.

Quindi se avete particolare talento in cucina,  state cercando di dare una svolta alla vostra vita professionale, cercate un riscatto sociale creando qualcosa di vostro; questa è una bella opportunità.

 

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